Meije Orientale Traversata dal Refuge de l'Aigle al Refuge du Lac du Pavet 13 luglio 2012 (da Villar d'Arene )
difficoltà: PD


Accesso stradale: dal passo del Monginevro seguire la strada principale fino a Briançon, poi svoltare in direzione Lautaret/La Grave. Poco prima di La Grave si stacca sulla sinistra una stradina (cartello con indicazione Pied du Col) da seguire attraversando un gruppo di case (Villar d’Arene) fino a giungere sul fondovalle ad un parcheggio davanti ad un ponticello, ove si lascia la macchina.

Primo giorno: si attraversa il ponte e si imbocca il sentiero che sale lievemente verso destra. Dopo poco la pendenza diventa più sostenuta e rimarrà sempre tale. Seguire il bel sentiero senza possibilità di errore, trovando ogni tanto piccoli segnavia rossi. Dai 2500 m di quota il sentiero lascia posto ad una pietraia ma i segnavia, gli ometti e le tracce di passaggio consentono di non perdersi fino a quota 3000 m circa. A questo punto ci si trova davanti ad un anfiteatro colmo di neve senza indicazioni per la via corretta. Risalire ripidamente il nevaio verso sinistra fino a giungere ad una costola rocciosa poco rilevata e con sassi abbastanza instabili. Risalirla fino a quando non diventa possibile, con un traverso ascendente verso destra, risalire il successivo nevaio fino a giungere su una cresta in prossimità di alcuni segnavia rossi a quota 3200 m circa. Da qui, spostandosi sul versante destro (salendo) della montagna, inizia un’ampia cengia che, con andamento lievemente discendente, permette di raggiungere il ghiacciaio. Proseguire sul ghiacciaio, tenendosi sulla dorsale, un po’ discosta dalle pareti rocciose, e in breve tempo giungere in prossimità del rifugio posto su un isolotto roccioso sulla sinistra (rifugio non immediatamente visibile, da lontano si può distinguere il gabbiotto metallico del gabinetto).

Secondo giorno: risalire il ghiacciaio per l’ampia cresta posta immediatamente dinanzi al rifugio. Dopo pochi minuti svoltare decisamente a sinistra e attraversare il ghiacciaio quasi pianeggiante puntando alla cresta nevosa che sale da sinistra verso destra. Con un breve tratto ripido che permette di superare la terminale, salendo verso sinistra, si raggiunge l’ampia cresta nevosa che va risalita integralmente, superando sulla destra un tratto roccioso. Poco prima della cima si superano facilmente delle roccette che possono però essere precedute da un breve tratto di ghiaccio vivo. Dalla cima prendere verso sinistra l’evidente cresta nevosa che dopo pochi metri diventa rocciosa. Da qui si prosegue lungo tutta la cresta, stando un po’ sul filo un po’ alla sua sinistra, senza percorso obbligato ma con molti graffi di ramponi sulla roccia che indicano la via migliore da seguire. Fare attenzione ai molti sassi instabili. La cresta, con molti tratti di III, prosegue con molti saliscendi fino a giungere all’ultimo evidente intaglio prima di impennarsi definitivamente per la cima del Pavet. Da tale intaglio scendere sul versante sud-ovest e senza percorso evidente cercare la via migliore di discesa. Alcuni cordini lungo il percorso permettono di effettuare calate in doppia, necessarie nella parte più bassa della parete rocciosa, fino a toccare il ghiacciaio. Attraversare il ghiacciaio in direzione sud fino a giungere all’evidente colle du Pavet. Dal colle scendere per un tratto ripido in direzione sudest fino a toccare gli ampi e dolci pendii del ghiacciaio superiore di Cavales, da cui si vede chiaramente il lago di Pavet con annesso rifugio. Con un’ampia curva verso sinistra, prima su ghiacciaio poi su nevai e pietraie, si raggiunge comodamente il rifugio e da lì, su comodo sentiero, si torna alla macchina. (relazione di Luca)

Bella e facile la salita fino alla cima della Meije orientale, dominata dall’impressionante Doigt de Dieu. Molto più problematica la cresta rocciosa, con molti tratti in disarrampicata e numerosi sassi mobili. E’ necessaria molta confidenza con itinerari di roccia per percorrere la cresta con la necessaria velocità. La discesa dall’ultimo intaglio al ghiacciaio è delicata per la difficoltà di trovare la via corretta e per il terreno molto sdrucciolevole. Dal ghiacciaio in poi, superata la crepaccia terminale, è una passeggiata. Ambiente magnifico e veramente molto aspro. Super la gestrice del refuge de l’Aigle, un angelo custode in carne ed ossa. Il giro potrebbe essere più gratificante se compiuto al contrario, altrimenti è una continua serie di disarrampicate e calate in doppia, un po' noiose. La gradazione PD non deve trarre in inganno, la traversata è decisamente complessa e lunga: io, Luca e Giuseppe siamo arrivati alla macchina alle tre del mattino!