Cresta Ongania Zucco Pesciola 2092 m 28 agosto 2012 (da Piani di Bobbio)
difficoltà: III°


Descrizione tratta da www.sassbaloss.com

Facile e discontinua via di II-III grado, con alcuni passaggi più impegnativi (IV) se si desidera fare alcune deviazioni dal percorso originale, che peraltro non risulta di facile individuazione in quanto alcuni fittoni resinati tendono a portare su altri itinerari. Il dislivello di 150 Mt. non deve ingannare in quanto lo sviluppo è di circa 400 Mt.. Buona la roccia e bello l'ambiente di salita, anche se i numerosi tratti su sentiero tendono a rendere poco continua l'arrampicata. Ad ogni tiro si trovano 2-3 chiodi.

Dalla stazione di arrivo della cabinovia (è ovviamente possibile anche risalire a piedi dalla stazione a valle della cabinovia, per carrareccia, in 2 ore circa) ci si porta verso destra seguendo le indicazioni per il Rifugio Lecco, lungo evidente sterrata. Poco oltre si piega ancora a destra su mulattiera, sino ad incontrare le piste da sci. Il rifugio (1779 m.) è visibile poco più in alto e, percorrendo l’evidente tracciato, lo si raggiunge in circa 20 minuti di turistico percorso. Piegando a sinistra si entra nel Vallone dei Camosci; di fronte a noi si articola invece il percorso di cresta che dovremo seguire. Dovremo puntare alla selletta (direzione sud) che separa il primo torrione da un evidente spuntone sulla sua destra (ovest). Per tracce si discende per pochi metri nel vallone, risalendo con fatica il versante opposto, dapprima erboso, poi per ganda. Poco al disotto del citato spuntoncino secondario è preferibile seguire la traccia verso destra, aggirando lo spuntone sul suo lato meridionale, portandosi in breve al cospetto del torrione di inizio della cresta vera e propria

1° tiro: Sono possibili qui tre attacchi tutti evidenti per altrettante varianti. Il primo tiro originale rimonta la destra di una placchetta (fittoni) fino alla sosta.
2° tiro: si risalgono le facili rocce rotte, giungendo in uno stretto camino con un vecchio chiodo, dove in spaccata a sinistra (IV°) si passa ad una placca che si risale senza altre difficoltà fino alla sosta.
3° tiro: Dopo aver percorso alcuni metri in discesa lungo una traccetta ed aver aggirato uno sperone, ci troviamo ad un evidente intaglio dal quale prende il via un bel tiro di III° con qualche difficoltà all'uscita per via dello strettissimo passaggio in cui ci si deve infilare. Si attacca verso sinistra allungandosi un poco per arrivare al primo chiodo, da qui, lungo lo spigolo dello sperone che si deve risalire, si sale ancora verso il secondo chiodo e poi lungo una ampia cengia ci si sposta verso destra. Ci si deve, poi, infilare in uno strettissimo intaglio tra 2 paretine (chiodo sulla parete di destra) e con incastri vari uscirne pochi metri prima della comoda sosta nei pressi di una piccola croce in ferro.
4° tiro: Altro tratto in conserva in discesa fino ad una forcella dalla quale prende il via il 4° facile tiro, inizialmente per roccette gradinate di I° (variante più difficile rimanendo in parete sulla sinistra) fino ad un grosso fungo roccioso con un chiodo alla sommità (evitabile). Dal fungo, si cammina per qualche metro fin sotto ad un canale roccioso che si risale rimanendone sulla sinistra (II°). Niente chiodi in quest'ultimo passaggio, ma si possono usare alcuni spuntoni per i cordini.
5° tiro: Ennesimo tratto su traccia per postarsi all'attacco del penultimo tiro. Da una evidente forcella si scende prerstatndo attenzione alla roccette, e ci si sposta a mezzacosta lungo il sentierino verso destra fino ad incontrare dopo almeno 30 metri un bel camino dalla roccia scura con un fittone poco sopra la sua base. Si risale il camino, verticale e piuttosto stretto, che offre qualche difficoltà nella parte iniziale (IV°), ma poi diviene piuttosto semplice (II°). Usciti dal camino ci troviamo su una ampia cengia erbosa. Facendo attenzione ai sassi pericolanti su di essa, si recupera il compagno facendo sosta su un grosso spuntone roccioso a destra dell'uscita. Guardando verso destra lungo la cengia si intravede la ferrata di Pesciola.
6° tiro: Dalla sosta, camminare lungo la traccia verso sinistra, in direzione opposta a quella della ferrata, aggirare lo spigolo della parete dinanzi a noi e al termine della cengia salire il bel diedro verticale, inizialmente di IV° poi di III°, ben protetto con chiodi sulla parete destra. Una volta usciti dal diedro, continuare per facili roccette fino alla sosta. E da qui, salito un gradino roccioso, camminare fino alla madonnina di vetta.
Discesa: Dalla madonnina di vetta, scendere alla forcella opposta alla direzione di arrivo. Da qui immettersi nel vallone sottostante alla nostra sinistra e per sfasciumi e detriti molto instabili arrivare quasi sul fondo del vallone. Quando si incrocia una traccia, seguirla verso sinistra fino al fondo del vallone stesso. Da qui tornare al rifugio Lecco.

Con Luca abbiamo fatto questa via facile e discontinua con frequenti tratti su sentiero. Chiodatura abbondante con numerosi spit anche per le varianti più difficili. Molti anche i segni dei ramponi sulla roccia.