duhkha: dolore, infelicità
anusayi: dipendente, attaccato, processo ossessivo, associazione
Dvesa è l'avversione verso qualcosa che la mente considera come potenzialmente spiacevole, doloroso.
Dvesa è il desiderio che qualcosa non accada, è preferire che avvenga qualcosa d'altro (raga).
L'indifferenza non è però la soluzione di raga/dvesa. L'indifferenza è infatti solamente un'altra forma di dvesa, di rifiuto, di avversione, di fuga. L'unico rimedio a raga/dvesa è quello di eliminare avidya che oscura la chiara visione. Il rimedio è accettare, riconoscere le situazioni così come esse sono, liberi dal nostro campo mentale pieno di giudizi, di condanne, di disapprovazione, di difese. E' abbandonarsi a ciò che è.
Il dolore e la sofferenza sono solo un errore della nostra mente, accadono solo nella sfera della mente dualistica.
Dvesa è l'anticipazione del dolore e della sofferenza, combinata al senso di possedere quel dolore.
E' dire "questa cosa mi arreca dolore", anzichè dire "la mia mente mi arreca dolore".
Mentre raga è la ricerca di qualcosa che nel futuro può dare piacere, dvesa è il rifiuto di qualcosa che per esperienze passate può dare dolore.
Raga e dvesa si esplicano quando non riconosciamo il sacro momento presente, quando non siamo qui e ora.
Nello yoga qualsiasi esperienza è un'opportunità per imparare qualcosa in più di noi stessi (swadhyaya). Restare aperti anche al dolore è un grande insegnamento.
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