Monte Ararat 5137 m
9-10 Agosto 2022 da strada sterrata a 2300 m (Dogubeyazit)
difficoltà: F

Il Monte Ararat (Agri Dagi in turco, montagna del dolore) è il più alto monte della Turchia 5137 m e si trova nella Turchia orientale, 22,5 km a nord di Dogubeyazit 1625 m in un territorio che storicamente aveva fatto parte dell'Armenia.
Al nostro arrivo a Dogubeyazit visitiamo su una collina a Sud della città la Reggia di Ishak Pasa, capolavoro dell’architettura ottomana, il parco nazionale dell'arca di Noè che si trova sulle colline a est della città, ed alcuni villaggi turchi dove il tempo sembra essersi fermato.
Dopo questa giornata di riposo ed acclimatamento, il giorno seguente con la nostra guida percorriamo una lunga strada sterrata su un camioncino che ci conduce ad un’altitudine sui 2300 m.
1° giorno Terminata la parte di strada carrabile, procediamo a piedi, mentre i bagagli ed il materiale vengono caricati sui cavalli; si percorre per un tratto la strada sterrata e poi un sentiero tra magri pascoli e praterie di erba e terriccio (con tanta polvere). Si sale gradualmente di quota, con la cima innevata già ben visibile, con il percorso che punta direttamente in direzione di essa. Salendo di quota i pascoli lasciano il posto ad una vasta distesa di pietre laviche alternata a radure erbose; dopo aver superato un dosso si vedono finalmente le tende del campo 1, posto su un pianoro alla base della cresta sud che scende dalla cima a circa 3200 m.
Dopo una breve sosta procediamo in direzione del campo 2, già visibile su una spalla detritica in direzione della vetta. Dopo un primo tratto di falsopiano, si inizia a salire un evidente sentiero che con infinite serpentine raggiunge il crestone detritico fino la spalla dove sono poste le piazzole per le tende del campo 2 a circa 4100 m.

2° giorno
La sveglia è all’una di notte e dopo colazione iniziamo la ripida salita a monte delle ultime tende del campo. La traccia di sentiero inizialmente si snoda su terreno detritico e franoso, poi successivamente sale su buona pendenza tra tracce di sentiero e qualche masso da superare, lasciandosi alla destra l’enorme colatoio rossastro discendente dalla vetta.
Si supera quindi una fascia di roccette che precede un pianoro, dove generalmente si arriva mentre inizia ad albeggiare. Da qui il percorso prosegue su detriti più fini, si risale un dosso detritico fino a pervenire all’inizio del tratto di ghiacciaio, a circa quota 4900 m. Si calzano i ramponi, anche se le pendenze non sono mai eccessive, e dopo un tratto in traverso quasi pianeggiante verso destra, si arriva sotto allo strappo finale, ora un po’ più ripido ma molto ampio. Superato questo si arriva in vetta (4-5 ore mediamente).
Dopo la sosta iniziamo la discesa lungo il percorso di salita, ora con la luce del giorno, che permette di notare l’infinita pietraia che si è risalita. La discesa pur dovendo coprire più di 1000 m di dislivello, fino a campo 2 è abbastanza rapida e diretta. Raggiunto campo 2 dopo un paio d’ore di riposo, proseguiamo la discesa fino a campo 1, dove ci attende un buon pranzo ed ancora un po’ di riposo, anche perché sarà invece infinita la discesa fino alla strada dove il pulmino verrà a recuperarci!

La gita è tecnicamente facile, bisogna essere però abituati alla quota. Un particolare ringraziamento alla nostra guida del posto Buhran che ci ha sempre aiutati e trattati benissimo!
Bella esperienza, che vale la pena fare una volta nella vita!


               

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